lunedì 30 gennaio 2012

Ma Marchionne lo sapeva?

E' in onda da lunedì scorso il nuovo spot della Panda, e ormai lo sanno anche i sassi. 



Bel copy -non stiamo a fare gli "antiretorici", calza a pennello il momento storico e ci sta-, bravo il regista Luca Maroni (anche se, secondo noi, la solennità del testo e della musica mal si accoppia con il ritmo rap delle immagini: forse un po' di sintesi in quell'area avrebbe giovato), ma sono inevitabili le polemiche che la campagna ha scatenato ovunque, tanto da meritarsi un'impietosa parodia. Ce ne dispiacciamo per l'agenzia (Kube Libre) che ha fatto un buon lavoro.
Ma la domanda che tutti ci facciamo, increduli, è questa: ma Mr. Marsciònn ne era al corrente quando, travestito da sindacalista della FIOM, sparava a zero sull'Italia, a Detroit, il 9 Gennaio? 
Ci viene il sospetto che il reparto marketing della Fiat abbia enormi problemi di comunicazione con il suo amministratore delegato. Già accadde non più di 3 anni fa, che Marchionne buttasse letteralmente via uno spot 500, decidendo a posteriori (e dopo aver speso circa un milione di euro in produzione) che non vi era alcuna necessità di pubblicizzare quel particolare modello d'auto. 
Ora però, vi preghiamo, se davvero la Fiat traslocasse in America, non fate un film sull'orgoglio americano. Lo avete già fatto, fra l'altro.

giovedì 26 gennaio 2012

Le Bambole Imperfette di Alex Prager

Buongiorno a tutti! Oggi la giornata qui a Milano è fredda e grigia, l'illusione di primavera è finita col tramonto rosso di ieri, perchè rosso di sera, si sa, il bel tempo ci fa sperare, ma non lo garantisce. Può anche preannunciare nebbia, da queste parti.

Lasciamo dunque che a colorare la nostra giornata sia questa bravissima fotografa e regista americana. Si chiama Alex Prager ed è una donna, anche se nella stampa e sul web, in Italia, se ne parla ostinatamente al maschile....peccato!
Il suo stile prende le mosse dall'iconografia anni '50 e '60, le sue atmosfere sono di ispirazione Hitchcokiana e Felliniana, e le modelle che sceglie per i suoi scatti sono spesso portatrici di qualche imperfezione che, lungi dal farcele apparire come "donne vere", certamente ci calano in un mondo di bambole da un'altra epoca. 
E in un mondo di bambole e favole ci porta con il cortometraggio che ha girato per Mercedes Benz, e che si inserisce nella campagna "Icons of Style" Autunno-Inverno 2012 del marchio tedesco. Per dirla con le parole della regista stessa: "Mary Poppins meets The Wizard of Oz, meets James Bond". Dorothy Gale in questo caso è un'inquietante Lara Stone, "quella degli incisivi separati", avete presente? 
Quindi godetevi questo piccolo esercizio di stile e soprattutto, se vi avanza una pausa caffè, fatevi un giro sul sito della Prager e guardate le altre sue bellissime foto.



lunedì 23 gennaio 2012

MISS REPRESENTATION (un documentario)



Buon lunedì a tutti, vi auguriamo di ianugurare con oggi una settimana di lavoro proficua e serena!
Stavamo facendo una ricerca e abbiamo scoperto questo documentario della regista Jennifer Siebel Newsom.


Essendo questa società, anzi, questo sodalizio, espressamente, palesemente ed orgogliosamente femminile (se arrivate dal nostro sito ufficiale non ne avrete avuto neanche il minimo dubbio), ci sentiamo quasi in dovere di divulgare questo documentario, che si riferisce alla realtà Americana, ma racconta tutto l'Occidente.
Visto che parliamo principalmente ai pubblicitari, e visto che certi spot che utilizzano donne e bambini ci sembrano essere stati scritti dagli alieni in visita fugace sulla Terra, vorremmo invitarvi a guardare il trailer, e se vi colpirà, potrete spendere 89 minuti a guardarvelo per intero, lo trovate qui
Che siate donne, uomini o alieni non importa. Sono cose forse dette e stradette, che, chissà come mai, cadono facilmente nel dimenticatoio....







venerdì 20 gennaio 2012

La Pelle Nera


Succede che dal parrucchiere (o nella sala d’attesa del medico) chiunque, senza distinzione di ceto sociale, etnia o cultura, si trovi a sfogliare giornali dei più innominabili, di quelli che non andresti a comprare per il timore che qualcuno ti possa cogliere in castagna davanti all’edicola. Liberata dall’obbligo ad un certo grado di coolness, sprofondata nella poltrona sgangherata dello studio del medico di cui sopra, chi scrive si è resa edotta della storia d’amore tra il cantante Morgan ed una Jessica con la faccia da vampiro, che pare abbia partecipato ad X-Factor (programma che avrebbe seguito appassionatamente se fosse riuscita a memorizzare il giorno di messa in onda, appreso, di settimana in settimana, sempre troppo tardi). Oltre a questa importante scoperta, ne ha fatta una interessante.


In quarta di copertina, Vanity Fair della settimana scorsa, impaginava una campagna Lancome in cui compaiono i primi piani di 3 donne, di cui una di colore. Una casa produttrice di cosmetici?!? In Italia?!?
O meraviglia, o giubilo! 
Forse che si incominci a prendere atto della vastità di colori di cui è ormai composto l’italico target? 
Forse non è nostro compito sollevare la questione morale, ma vi vogliamo raccontare la nostra frustrante esperienza.

A noi, che di presentazioni ne abbiamo fatte tante, di moodboard ne abbiamo prodotti a dozzine, è capitato – più spesso di quanto vorremmo ammettere – di dover mutilare una showreel perché “c’erano troppi neri” (il regista era sudafricano, ehm….), o di dover togliere una foto da un mood board per un analogo motivo. Mai nessuno ce l’ha detto chiaro in faccia, attenzione. 
Il furbetto politically correct (dichiarando di interpretare il sentimento del cliente Tizio o del direttore creativo Tal Dei Tali, ma svelando invece la propria visione del mondo) giammai si sarebbe concesso di dire una frase onesta quanto sgradevole tipo: “Che non si vedano neri o asiatici!”. No.
Lui ti diceva: “Togli questo, è troppo ETNICO (di colore –ndt)”. Oppure: “Meglio sostituire questa, è troppo ESOTICA (asiatica –ndt)”.

Che sia la fine di un’era?
Era ora, c***o!


mercoledì 18 gennaio 2012

Happy B-Day DJ


Buongiorno a tutti! E’ mercoledì, e il mondo si è svegliato al suono gracchiante della registrazione telefonica di un uomo il quale, involontariamente, ci ha regalato probabilmente il copy dell’anno. Ma noi, per vostra fortuna, parleremo d’altro.
Da qualche giorno è in onda uno spot molto carino di Radio Deejay che intende celebrare i 30 anni della radio. Cercando cercando, abbiamo scoperto che il regista (in effetti i segnali c’erano tutti) è Marco Gentile a cui, con l’occasione, facciamo i nostri complimenti per non tradire mai le aspettative.
L’idea (l’agenzia è lo Studio Marani) è semplice, immediata e sviluppata bene, grazie anche (soprattutto?), al casting (dei bambini, l’altro era facile…) ed alla messa in scena.
A noi ha riportato alla mente un altro spot, di una regista americana che ci piace così tanto, ma così tanto, da essere gelose persino del suo nome, che tuttavia vi sveliamo: si chiama Sophie Caretta. Cliccate, e guardate questo dolcissimo film che condivide con quello di Deejay il tipo di fotografia e la dolcezza. Per il resto, quello che in Career builder è poesia, in Deejay è ironia, come si confà alla natura dell’emittente.
Bene, bravi, bis!
 
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lunedì 16 gennaio 2012

STURM UND DRANG

Buongiorno!
Oggi festeggiamo la prima settimana di messa on line del nostro sito. E quale momento migliore per inaugurare un blog se non di lunedì mattina?
Certo, in un lunedì mattina come questo, dopo un week end intero di immersione mediatica dentro un fatto come il naufragio della Concordia, non è facile cominciare un discorso che eluda completamente l'argomento. Specie se hai fatto delle riflessioni, nel frattempo, che ti sembrano dicibili. Forse persino interessanti.
Del nostro amore per le immagini abbiamo fatto il nostro manifesto, dunque come negare l'essere rimaste incantate davanti ad immagini che tanto sarebbero piaciute allo Sturm und Drang? Perché, parliamoci con il cuore in mano e la mente libera dai buonismi e dalla saccenza da salotto: è naturale la fascinazione per l'argomento, ben al di là delle esigenze di cronaca.
Non vi si è riempita la mente di fantasie mentre incappavate in una foto su Twitter che ritraeva il gigante illuminato proteso sul lato, mentre le scialuppe calavano in mare? Non vi siete ritrovati a bocca aperta a guardare questo Gigante, riverso su un fianco in uno specchio d'acqua cristallina ridotto a stagno dalle proporzioni immani della nave?
Non siete sciacalli, e neanche annoiate casalinghe di Voghera, noi la vediamo così.
Lasciatevi impressionare, commuovere, ispirare da quelle immagini.
Quante storie si saranno consumate in quelle poche ore? Quante conversioni ad un Dio Giusto? Quali storie avranno raccontato le mamme ai bambini, in fila per salire su una scialuppa? Quanti gesti eroici? Quante anime vili e abiette si saranno rivelate? Quanti rancori avranno cancellato quelle ore al freddo, sotto la minaccia di acque ancor più gelide?
Il popolo della rete (quello italiano soprattutto) ha giudicato, ha emesso sentenze, si è esposto in un sicuro linciaggio di Mr. Capitan (“e poi guarda che faccia...”), mentre voci anonime lanciavano in rete filippiche a difesa del Primo Ufficiale (chi sarà questa Signora Membro dell'Equipaggio? Un'amante appassionata che cerca di difendere il suo uomo?...). Intanto i cronisti stranieri raccoglievano semplicemente storie di esseri umani, che poi rimbalzavano sulla rete ritornando a noi, che intanto facevamo i saputelli in 140 caratteri.
Spegnete la testa, quella razionale, e lasciatevi stimolare la fantasia (la riflessione?). Ci sono storie da raccontare, ci sono quadri da dipingere. E tramite la nostra fiction, tramite la nostra “arte”, sarà resa la sola cosa che si può ai morti: la memoria, imperitura.
RIP


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