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mercoledì 23 maggio 2012

One month later

Un mese, e sono cambiate tantissime cose.
Niente di cui vi possa fregare di meno, ma almeno una ve la devo dire.
Questo blog sarà d'ora in poi scritto in prima persona. Felice di conoscervi, mi chiamo Silvia e sarò d'ora innanzi l'unica responsabile di Bah Ideas, nel bene e nel male.
Una delle cose di cui è probabile vi freghi poco, è che ho recentemente fatto un viaggio in Francia e, attraversando la frontiera sulla via del ritorno, ho notato, per differenza, alcune cose dell'Italia. Innanzi tutto il traffico, così disciplinato ed educato in Francia, così chiassoso e cafone in Italia, con tutto quel suonare di clacson ed insistere nel pressarsi dentro una rotonda congestionata. La seconda cosa sono gli edifici storici: così romantici e affascinanti in Francia, così decadenti e deprimenti in Italia (ok, mi riferisco al centro storico di Ventimiglia, che sembrava Beirut dopo un bombardamento, probabilmente S. Gimignano non corrisponde alla descrizione, ma lasciatemi il piacere del cinismo, sono ancora sotto shock!).
La terza cosa, non appena arrivata a casa, è stata la pubblicità del Mulino Bianco, la quale mi ha sprofondata nei peggiori pessimismi nei confronti di un Paese che non riconosco più e dal quale vorrei scappare a gambe levate.
Cosa ne è stato del Piccolo Mugnaio Bianco e della sua amata Clementina? Cito dal sito Mulino Bianco: "un ideale di tenerezza simpatia e ottimismo" ispirava la fortunatissima campagna del 1982, destinata ad avere successo per i 10 anni successivi presso il pubblico dei più giovani. Gli stessi che imploravano le loro madri perchè comprassero una scatola in più di Tegolini, forieri di quelle fantastiche sorprese racchiuse in scatole che sembravano di fiammiferi, e che si collezionavano anch'esse insieme ai gadget che contenevano.

One month, and so many things have changed. Nothing you could probably care less about, but I have to tell you at least one thing.
This blog will be written in the first person from now on. Nice to meet you, this is Silvia and I will be exclusively in charge of Bah Ideas from now on.
One of the things you probably won't care about, is the fact that I have recently traveled to France, and as I crossed back the border, I have noticed a few things about Italy by difference. First of all the traffic, so disciplined and polite in France, so loud and annoying in Italy, with all that honking and pressing into roundabouts. The second thing was historical buldings: so romantic and fascinating in France, so decadent and depressing in Italy (ok, I am just talking about the old Ventimiglia, S. Gimignano doesn't probably fit this picture, but let me be cinical, I'm still in shock).
Third came the Mulino Bianco commercial, once home, to let me completely down and willing to run fast away from this country I don't recognize anymore.
What happened to the Little White Miller and his beloved Clementina? I'm quoting Mulino Bianco's web-site: "an ideal of tenederness, sympathy and optimism" is inpiring the 1982 Mulino Bianco's lucky advertising campaing: one that won over the audience of the little ones for the next decade. Not to mention the awesome gadgets that came in what appeared to be a match box, main reason why we kids would worn-out our moms to have them buy some extra Tegolinos' packs....


Qualsiasi sia la catastrofe che ha spazzato via l'allegro Mugnaio e Clementina, nati dalla penna di Grazia Nidasio, chi ha preso il loro posto 30 anni dopo è Antonio Banderas.
Non ho niente da aggiungere a quanto già scritto in questo blog, col quale pare io condivida un certo gusto nell'infierire su ciò che loro chiamano merda e che io chiamo cattiva comunicazione (ma solo perchè io mi firmo con nome e cognome, e loro no, ciò detto con tutta la simpatia che ho nei confronti di lorsignori che mi fanno molto ridere!)
Ai posteri (o ai postumi -della sbornia delle due quattordicenni intenzionate a comprarsi l'indulgenza del padre con dei croissant-?) l'ardua sentenza.

Whatever happened to the adorable characthers slipped out of Grazia Nidasio's pencil, what took their place 30 years later is Antonio Banderas.
I don't have any more to say about this commercial than what's been said already in this blog, apparently sharing with me a certain tendecy to notice and point out what they call shit and I call miscommunication (just because I am signing my posts and I must be more polite than them, whom I found to be very funny indeed!). 
Let you judge.

lunedì 23 aprile 2012

Danone Italy (WTF)

Non siamo proprio Alice nel paese delle Meraviglie, a stupirsi di fronte allo Stregatto. Ne abbiamo di consapevolezza delle logiche che muovono la creazione di campagne pubblicitarie, ma questa resta un mistero con tutto il suo carico di domande.
Perchè? 
A chi giova?
A chi interessa? 
A chi parla? 
Davvero non era possibile fare niente di meno peggio? 
E poi soprattutto: Stefania, perchè? Hai un mutuo che non sai più come pagare?
Solidarietà da parte nostra all'agenzia, siamo convinte che non sia del tutto colpa vostra, e che di queste campagne ve ne vergognate anche un po'. 
Buon lunedì a tutti. 

PS Se per una volta qualcuno volesse azzardare un commento che ci illumini, gliene saremmo infinitamente grate.

We are not exactly Alice in Wonderland, astonished in the presence of the Cheshire Cat. We have a certain awareness of the paths that lead to the creation of an advertising campaign. Still the mistery remains, and a few questions re-echo in our heads.
Why?
Whom is this doing good to?
Whom is this talking to?
Was it really impossible to do anything better?
And most of all: Stefania, why? Do you have a mortgage black mailing you? 
Sympathy to the agency: we understand it's not entirely your fault and you are kind of ashamed of it.
Have a very nice week everybody.

PS For once, please enlighted our poor minds with a comment that explains this all. We'd really appreciate.

lunedì 26 marzo 2012

C'è modo e modo

C'è stato un tempo in cui allegri yuppies sui trent'anni s'aggiravano per la mitologica "Milano da Bere" con abiti di sartoria dalle giacche appena più lunghe di quanto suggerirebbe il gusto odierno, e con le spalle appena più larghe di quanto avrebbe suggerito il buonsenso, anche allora. Con il collo stretto dentro cravatte di tessuti lucidi e dai colori improbabili, si muovevano sicuri tra le mille luci della città, pilotando automobili di grossa cilindrata, circondati dalle risa gaie di giovani donne molto truccate, coi capelli cotonati e la minigonna corta a sovrastare i tacchi a spillo di decolletté in tinta con l'ombretto. 
Erano gli anni d'oro, anni in cui si usciva dalle agenzie a tarda sera e si andava a ballare, spensierati e con il portafoglio gonfio, senza mai uscire dalla cinta dei bastioni: perchè, a quei tempi, le agenzie avevano le sedi nei palazzi eleganti del centro. 
Questa spensieratezza, questa ubriacatura di successo e di giovinezza, fatica ad abbandonarli a tutt'oggi, malgrado la sobrietà imposta dal nuovo corso dell'economia. Hanno cambiato sarto, questo sì. Ora vestono come i ventenni di allora, con jeans consunti e capelli lunghi, brizzolati sì, ma con un fascino particolare alla Keith Richards, compresi i postumi della cocaina.
Invecchiando, sono arrivati al quarto matrimonio, contratto con mogli sorprendentemente sempre più giovani. Alcuni coltivano amanti segrete, chiuse in soffitte del centro sulle quali si issano al calar del sole, quando nessuno li può vedere.
Il loro pensiero ha fatto scuola. A volte le hanno proprio fondate, le scuole. E i risultati si vedono.
Ancora nel 2009/2010 il retaggio dello yuppy-pensiero si manifestava in una lunga e recidiva campagna per Renault, in cui si promuoveva il discutibile messaggio che figliare fosse assai fuori moda, piuttosto frustrante e certamente limitante. Restare invece child-free e appassionato di consumi regalava, secondo questa serie di spot, ampie possibilità: una casa grande con una gigantesca cabina armadio, un bel paio di decolleté rosse (ma tu guarda la coincidenza!), e una fidanzata bionda e sensuale che ci bacia alla francese proprio davanti alla scolaresca di seienni da cui si è appena congedata, in classe. Questa sì che è vita!
L'agenzia artefice di questa campagna da brivido è Publicis e moriamo dalla voglia di mostrarvi questi fantastici spot come memorandum (o memento?).

Once upon a time, there were happy thirty-something yuppies, roaming around legendary Milano Da Bere ("Milan to Drink") wearing couture suites made of longer than we'd tollerate today jackets, with larger than common sense would have tollerated (even back then) shoulders. They drove big cars around, tied up in ties made of shiny, colorful fabrics, surrounded by city lights and girls in heavy make-up, backcombed hairdos, and high hills matching their eyeshadow.   
It was the Golden Age, when advertisers would leave agencies late at night to go dancing, light-harted and with a stuffed wallet, and they would never leave downtown: because those days, agencies were based in elegant  buildings next to the Duomo.
This light-heartedness, this dizziness still won't abandon them, in spite of today's sobriety and current economy. They've changed their looks though. They now resemble those days' twenty year olds, in worned-out jeans and long salt and pepper hair, and they sport a  Keith Richards' charme, including cocain's after-effects.
They've come to their fourth wedding as they've got old, while their brides have curiously grown younger and younger. Somebody hides a mistress in a secret attic-room, where they heave themselves up to, unseen, at dusk.
Their philosophy still has followers. Some have founded schools, even. And it shows.
In 2009/2010 the yuppy-philosophy manifested itself in a long and persisting campaign for Renault, taking on a questionable message: having kids is not fashionable, is quite frustrating and totally restricting. According to these commercials, being a child-free, compulsive consumer, instead, gives access to such things as: a big house with a giant walk in closet, a nice pair of red shoes, and a blond sexy girlfriend who french-kisses you in front of the six year olds she's just taken leave from, in class. What a life!
The agency responsible for this campaign is Publicis and we are dying to show you these commercials, as a memorandum (or a memento?)

2009




2010

  

 2011

   

Se vi fate un giro in rete, a cominciare dai commenti che sono stati fatti ai video che abbiamo pubblicato, vi renderete conto che le polemiche sono infuriate. Felicemente-child-free contro padri di famiglia, rampanti quarantenni in carriera contro trentenni col pancione. 
Il punto, a nostro parere, è un'altro: ma le macchine a chi le volevate vendere? 
Perchè è dimostrato e dimostrabile che se non a 30, a 40 anni un certo desiderio di famiglia viene a molti. E comunque se anche il vostro target fosse completamente child-free-and-happy, è probabile abbia nipoti, cuginetti, fratelli minori: messaggi così ostili al mondo dell'infanzia e della famiglia "tradizionale" siamo sicuri siano così spendibili?
Siamo sicuri che il vostro acquirente tipo (quello con prole) non si sia un pelo risentito, immedesimandosi nel padre davanti a scuola, fatto passare per sfigato al cospetto del suo vicino di parcheggio con la fidanzata bionda, proiettato verso ben più eccitanti avventure di quelle di lui, costretto ad accompagnare i marmocchi a lezione di tennis?
Qualcosa deve essere successo nella sede italiana della Pubblicis, certi rumors devono essere arrivati, perchè quest'anno i direttori creativi Bruno Bertelli e Cristiana Boccassini hanno declinato un analogo messaggio di giovanilismo e allergia alle responsabilità,  in un modo più ironico e meno politicamente scorretto. La regia è di Jesper Hiro (ACNE) e dobbiamo ammettere che ci ha fatto sorridere, peccato il doppiaggio, ma già ci siamo espresse su questo argomento. Ecco lo spot, e guardatelo anche in lingua originale qui, se vi va. 

Check out on the net, starting from the comments to the videos we posted, and you'll realize the debate has been bitter. Happy child-free men against family guys, fourty year old carrer women against pregnant thirty year olds. 
In our opinion, this is not even the point. The question is: who are you supposed to sell those cars to? 
It is well known that a certain number of 30 year olds, or 40 year olds experiment, eventually, the desire to have their own family, children included. And even if the target were only child-free-and-happy-people, even they are most likely to have little cousins, nephews, nieces, little brothers and sisters. Is it really a good idea to take on such a children and family hostile message?
Are you sure your child-equipped target hasn't felt slightly offended by the representation of a looser version of himself, parked next to the cool boyfriend of the blond teacher, projected towards way more exciting adventures than his, as he drives the kids to their tennis lesson?
Something must have happened at Publicis Italy, rumors must have come a long way if creative directors Bruno Bertelli e Cristiana Boccassini have refreshed the message, making it funnier and more polite in this years ad. We have to admit this commercial, directed by Jesper Hiro (ACNE), has made us laugh: too bad for the doubbing (we've talked about this already). You can watch it in its original version here.

2012




Intanto in Inghilterra, la stessa Publicis produceva uno spot in cui le tematiche sono le stesse, il target è lo stesso, le auto sono le stesse, anche se in questo caso non è il modello, ma è la promozione. Ve lo riassumiamo: siamo tutti stati giovani e un po' scoordinati, abbiamo imparato a stare nei ranghi per ottenere e mantenere un lavoro, abbiamo continuato ad essere un po' confusionari, avventurosi, siamo stati innamorati e abbiamo desiderato di strozzare il nostro compagno/a, siamo rimasti incinti e ce la siamo fatta sotto, abbiamo subito un sacco di cambiamenti, ma siamo ancora qui. Belli. Aspirazionali. 
Della serie "c'è modo e modo", Signore e Signori, eccovi lo spot diretto da Pete Riski.

Meanwhile in the UK, Publicis produced a commercial based on the same topics, aiming the same target, advertising the same brand. Here's an abstract: we've all been young and foolish, we've learned how to behave in order to get and keep a job, we've stayed foolish, we've fallen in love, we've wished we could strangle our partner, we've become pregnant, we've peed our pants, we've gone through many changes but we are still here. Beautiful. Aspirational.
There are different ways to treat the same subject, ladies and gentlement: here's an intellingent one, directed by Pete Riski.

2012






giovedì 8 marzo 2012

Off Topic - Effetto Ventriloquo

Durante un tranquillo pomeriggio al cinema, a chi scrive si è insediato un tarletto nel cervello. Non ce ne vogliate se questo post vi risulterà completamente avulso dal contesto, anzi, fate lo stesso sforzo di fantasia che stiamo facendo noi per cercare di trovare una connessione con esso e seguiteci in questo volo pindarico.
E' probabile che no si tratti di un vizio esclusivamente italiano, ma sicuramente qui in Italia (dove di vizi ce ne intendiamo molto più che di virtù) abbiamo una tribuna privilegiata per l'osservazione del fenomeno: nel paese di Arlecchino e Pulcinella, sembra che tutti gli attori, anche i più talentuosi, siano destinati ad essere relegati sempre negli stessi stereotipi.
Micaela Ramazzotti (bravissima!..e ve la ricordate sui fotoromanzi di Cioè??...noi sì! noi sì! -ndr) per cosa sarà scelta quando i ruoli da svampita, sfortunata, e inconsapevolmente sexy non si addiranno più al suo fisico sfiorito e alla sua faccia rugosa?
Valerio Mastandrea uscirà un giorno dai panni dello stropicciato rivoluzionario pigro e fallimentare di sinistra? 
Un giorno qualcuno si azzarderà a mettere Pierfrancesco Favino, così invariabilmente connotato a destra, nel ruolo di Che Guevara?
Lasciamo perdere la Puccini e Scamarcio, troppo belli per essere presi sul serio... Lo chiedessero a Brad Pitt come fare ad uscire dal tunnel, così magari scopriremo che sono pure bravi.
Ma secondo voi è nato prima l'uovo o la gallina? Sono gli attori che non sono in grado di fare altro, o sono i registi che non hanno fantasia (e coraggio)? 
O sarà invece colpa dei produttori che per vendere impongono di calcare sempre le stesse scene, della serie "ti racconto il film solo presentandoti il cast?". 
Siccome noi pubblico sappiamo di essere molto meno scemi di quanto ci dipingano, possiamo garantire che sosterremmo bene uno stravolgimento delle aspettative. Anzi, siamo convinti che questo stravolgimento gioverebbe molto sia ai film sia agli attori stessi. Nonostante il cinema italiano in questi anni si stia difendendo con dignità, è la base che ci manca: la solida industria dell'intrattenimento. E per quella gli attori sono fondamentali, mentre gli stereotipi sono deleteri.
Lasciateci fare un ultimo balzo in questo volo, che ci ricolleghi al tema di questo blog. Una cosa che ci dispiace molto è che gli spot in onda in Italia siano prevalentemente doppiati, con effetti drammatici sulla recitazione. Questa prassi riguarda, sorprendentemente, anche gli spot made in Italy, laddove vuoi il regista, vuoi l'agenzia, abbiano scelto di fare il casting all'estero (USA, Inghilterra, Sud Africa...). Quello che resta a noi è uno sminuente effetto ventriloquo: intuiamo ci sia da ridere (o da sorridere), ma non riusciamo a capire bene perchè. Resta il dubbio: chissà com'era l'originale?... 
Chi è volenteroso poi se le cerca su internet. Per esempio:

A quiet afternoon at the movies and we couldn't get a question out of our minds. So please forgive us if this post will appear to be totally off topic and follow us along this weird line of argument and then back on track. 

It is probably not an exclusively Italian bad habit, but we certainly have a VIP stand available here to observe the phenomenon.
In Arlecchino and Pulcinella's country seems like no actor, even the most talented, can't help but wear the same suit  over and over again.
What will Micaela Ramazzotti do when her fading beauty won't fit the character of the unlucky, unintentionally sexy, bimbo anymore?
Will Valerio Mastandrea make it out of the collectivist, wrinkled, lazy revolutionary's suit?
Will ever a director choose Pierfrancesco Favino for the role of Che Guevara?
Forget about Vittoria Puccini and Riccardo Scamarcio, too good looking to make believe. They should ask Brad Pitt how to make it out of the tunnel, so that we can find out whether they're good at what they do...
Now we couldn't help but wonder: are the actors stiff, or are the directors lacking imagination?
Or is it the producers' fault?
Since we, the audience, are not so dumb as they picture us, we are positive we could handle a twist of our expectations. It would probably even do good both to the actors and the movies. Italian cinema is rising back these years, but we are still lacking the base: the entertainment industry. And actors are crucial to build that, while stereotypes are dangerous and self-defeating. 
Let's now jump back on this blog's subject, advertising. It's pretty depressing how commercials on air in Italy are mostly dubbed, with awful side effect on the acting. This is, surprisingly, a normal practice even for films entirely made in Italy, because directors and agencies often choose to cast their actors abroad (US, England, South Africa...). What's left for the audience, after the treatment, is a diminishing ventriloquial effect: we have the feeling the film was supposed to be funny, but we don't really get why. A doubt remains: how did it sounded in the original version?
Who's most eager to discover it, googles. For example:

 

martedì 28 febbraio 2012

Abbiamo vinto il Festival di Sanremo! (cit.)

Siccome ci riteniamo, come probabilmente la maggior parte di voi, ben superiori a certe sterili polemiche riguardanti farfalline e vecchi cantautori, entrambi impertinenti, ci siamo ben guardate dal seguire il Festival, rinunciando persino al piacere del pettegolezzo nobilitato da Twitter a colpi di hashtags. 
Tuttavia, una volta spenti gli echi da salotto "barbadursiano", ci siamo permessi di farci una seconda domanda (la prima ve la esporremo in PS, essendo completamente fuori tema): ma chi ha vinto? 
Al di là della curiosità legittima per un evento che mobilita orde di italiani e fa modificare i palinsensti di tutte le tv, non avevamo particolari aspettative sulla qualità nè delle canzoni, nè degli artisti premiati. E invece, sorpresa sorpresa!
Diciamocelo, la canzone di Emma "Non è l'Inferno" è super paracula: c'entra con chi la canta come il cioccolato col salame, ma senza dubbio l'equazione (Emma-di-Amici + testo-socialmente-impegnato) era vincente già sulla carta, data la compagine di consensi che mette insieme. Ma siccome non siamo esperti musicali, vi risparmiamo ulteriori considerazioni in merito alle canzoni, che comunque ci sono abbastanza piaciute (soprattutto "La Notte" di Arisa).
Quello che invece siamo andate subito a verificare è come fossero i videoclip di queste canzoni, e chi li avesse girati. E questo è quanto abbiamo scoperto.

Since we pretend to be, just like most of you guys reading, way better than those popular controversies about sassy butterfly tattoos and old songwriters, we obliged ourselves not to watch the Sanremo Festival, giving up even the pleasure of via Twitter hashtagged gossip.
Anyway, once depleted any argument about these topics in talk shows through satellite and cable tv, we let ourselves ask a crucial question: who won the competition?
Other than the legittimate curiosity for an event that makes millions of Italians stare at tv for 4 nights in a row, we really had no expectations about the quality of neither the winning songs, nor the artits'. What a nice suprise we had instead!
Let's face it, Emma's song "Non è l'Inferno" was built to succed: the combination talent-show-winning-singer + socially-committed-lyrics couldn't be but a winning one. But since we are no music experts, we won't be bugging you with our thoughts about the other two songs, that we unespectedly liked, anyway (especially "La Notte", by Arisa).
What we ought to know immediately, was how the music videos of the winning songs were and who had directed them. Here's what we found. 
(To learn more about Sanremo Festival, see the dedicated Wikipedia page - editor's note)




  

Il video de "La Notte" di Arisa (Warner Music Italia), è stato girato da Gaetano Morbioli senza infamia e senza lode. Invece il video di Emma "Non è l'Inferno" (Universal Music Italia), è stato girato da Marco Salom, e probabilmente passerà alla storia per il peggior casting di sempre. Non è facile fare un casting di persone anziane, e probabilmente è un'impresa piuttosto costosa, ma non crediamo possa essere una scusa per sprecare un'occasione: se non si investe, anche in termini di creatività, sul clip di una canzone candidata alla vittoria di Sanremo, dove si investirà mai? 
Da nessuna parte, è la risposta. Motivo per il quale non esiste in Italia una "scuola" che allevi i giovani registi. Il videoclip è terreno di sperimentazione e di scoperta di nuovi talenti ovunque nel mondo, ma non qui.
Qui ci sono giovani filmmaker/carne da macello a cui vengono chiesti trattamenti e affidati progetti da 5000 € "chiavi in mano" (no, non abbiamo dimenticato nessuno zero, sono proprio solo 3), i quali non rendono un servizio nè a se stessi nè all'artista, perchè con 5000 € e senza una struttura che ti sostiene, non si può fare un film o almeno non uno di qualità. E poi ci sono i vegliardi che ne hanno fatto un mestiere di ripiego (perchè nel mondo se hai 45 anni e giri videoclip, o sei un mostro tipo Chris Cunningham e ti ricoprono di milioni e ti fanno fare quello che vuoi, così tu sperimenti, o sei uno sfigato che non è riuscito ad emergere)
A contribuire a questo circolo vizioso c'è una certa diffidenza da parte dei pubblicitari a scegliere un regista nella cui reel ci siano quasi esclusivamente videoclip per realizzare uno spot pubblicitario. Le ragioni di questa diffidenza sono per noi un mistero assoluto. 
Anzi, se qualcuno volesse provare a spiegarcele gliene saremmo infinitamente grate. 
Un'ultima nota: il video di "Sono solo parole" di Noemi non è ancora uscito o almeno, noi non lo abbiamo trovato. Signori della Sony Music Italy, casomai non lo aveste ancora girato, avremmo qualche suggerimento per quanto riguarda i registi da prendere in considerazione, e moriamo dalla voglia di darvelo...

PS Ma invece delle telepromozioni con Giorgia Surina e la sua insopportabile pronuncia nasale delle "n", non si potrebbero trasformare quegli intervalli pubblicitari in una carrellata di spot a 45 e 60 secondi di altissima qualità, come in una versione del Superbowl de' noantri?


The unimpressive video for "La Notte", by Arisa (Warner Music Italy), is directed by Gaetano Morbioli, and that's all we have to say about that. Emma's video is directed by Marco Salom, and it will make the history of music videos as the worst casting ever. Casting elder people is certainly not a piece of cake, and it's quite expensive. But this can't be an excuse for wasting an opportunity: if we don't invest in a song most likely  to become a success like this one, what will we invest in? 
In nothing: this is the answear, sadly. And this is the reason why in Italy young directors don't have an opportunity, a playground to experiment and to emerge. This is what music videos are all about around the world, but not in Italy. 
In Italy young filmmakers are given 5000 € (three zeros, that's right) to produce an all inclusive video on their own, and this way they don't do any good nor to themselves nor to the artist, because you can't make a film with 5000 €, not a good one, anyway. And then we have Seniors who made a second best carrer out of music videos (because outside Italy, at 45 you are pretty old to be directing music videos: so you are either a genius like Chris Cunningham, covered in millions just to experiment and create beautiful images and pieces of art, or a looser who didn't make it in the business).
A certain wariness that creative agencies have to directors who have done mostly videoclips, certainly doesn't help either. And since this is something we don't understand and we never did, is there anybody out there who can explain us what are the reasons to it? We would really appreciate.
One last thing: Noemi's "Sono solo parole" 's music video hasn't been released yet. Or at least we haven't been able to find it. Dear Sirs from Sony Music Italy: in case you hadnd't produced it yet, we have some ideas about directors who could do the job and we are dying to tell you about them!

PS Since the great amount of audience this event has, would it be stupid to turn it into our Superbowl? Would it be stupid to invest in commercials (both creatively and financially) to be aired during the Festival?

lunedì 30 gennaio 2012

Ma Marchionne lo sapeva?

E' in onda da lunedì scorso il nuovo spot della Panda, e ormai lo sanno anche i sassi. 



Bel copy -non stiamo a fare gli "antiretorici", calza a pennello il momento storico e ci sta-, bravo il regista Luca Maroni (anche se, secondo noi, la solennità del testo e della musica mal si accoppia con il ritmo rap delle immagini: forse un po' di sintesi in quell'area avrebbe giovato), ma sono inevitabili le polemiche che la campagna ha scatenato ovunque, tanto da meritarsi un'impietosa parodia. Ce ne dispiacciamo per l'agenzia (Kube Libre) che ha fatto un buon lavoro.
Ma la domanda che tutti ci facciamo, increduli, è questa: ma Mr. Marsciònn ne era al corrente quando, travestito da sindacalista della FIOM, sparava a zero sull'Italia, a Detroit, il 9 Gennaio? 
Ci viene il sospetto che il reparto marketing della Fiat abbia enormi problemi di comunicazione con il suo amministratore delegato. Già accadde non più di 3 anni fa, che Marchionne buttasse letteralmente via uno spot 500, decidendo a posteriori (e dopo aver speso circa un milione di euro in produzione) che non vi era alcuna necessità di pubblicizzare quel particolare modello d'auto. 
Ora però, vi preghiamo, se davvero la Fiat traslocasse in America, non fate un film sull'orgoglio americano. Lo avete già fatto, fra l'altro.

venerdì 20 gennaio 2012

La Pelle Nera


Succede che dal parrucchiere (o nella sala d’attesa del medico) chiunque, senza distinzione di ceto sociale, etnia o cultura, si trovi a sfogliare giornali dei più innominabili, di quelli che non andresti a comprare per il timore che qualcuno ti possa cogliere in castagna davanti all’edicola. Liberata dall’obbligo ad un certo grado di coolness, sprofondata nella poltrona sgangherata dello studio del medico di cui sopra, chi scrive si è resa edotta della storia d’amore tra il cantante Morgan ed una Jessica con la faccia da vampiro, che pare abbia partecipato ad X-Factor (programma che avrebbe seguito appassionatamente se fosse riuscita a memorizzare il giorno di messa in onda, appreso, di settimana in settimana, sempre troppo tardi). Oltre a questa importante scoperta, ne ha fatta una interessante.


In quarta di copertina, Vanity Fair della settimana scorsa, impaginava una campagna Lancome in cui compaiono i primi piani di 3 donne, di cui una di colore. Una casa produttrice di cosmetici?!? In Italia?!?
O meraviglia, o giubilo! 
Forse che si incominci a prendere atto della vastità di colori di cui è ormai composto l’italico target? 
Forse non è nostro compito sollevare la questione morale, ma vi vogliamo raccontare la nostra frustrante esperienza.

A noi, che di presentazioni ne abbiamo fatte tante, di moodboard ne abbiamo prodotti a dozzine, è capitato – più spesso di quanto vorremmo ammettere – di dover mutilare una showreel perché “c’erano troppi neri” (il regista era sudafricano, ehm….), o di dover togliere una foto da un mood board per un analogo motivo. Mai nessuno ce l’ha detto chiaro in faccia, attenzione. 
Il furbetto politically correct (dichiarando di interpretare il sentimento del cliente Tizio o del direttore creativo Tal Dei Tali, ma svelando invece la propria visione del mondo) giammai si sarebbe concesso di dire una frase onesta quanto sgradevole tipo: “Che non si vedano neri o asiatici!”. No.
Lui ti diceva: “Togli questo, è troppo ETNICO (di colore –ndt)”. Oppure: “Meglio sostituire questa, è troppo ESOTICA (asiatica –ndt)”.

Che sia la fine di un’era?
Era ora, c***o!


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